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Il calcio ai tempi del Covid

Il virus ha modificato le nostre vite, ha cambiato i nostri ritmi e le nostre abitudini, è entrato nella nostra quotidianità e ci ha imposto le sue regole.
Mascherine, distanziamento sociale e divieto di assembramento sono pratiche profondamente contrarie ed opposte alla nostra natura umana che è fatta di socialità, comunità e aggregazione.
Non c’è aspetto della nostra vita che non sia mutato da quando è comparso questo avversario così subdolo e invisibile, un nemico abile e scaltro che sa nascondersi ai nostri occhi e che ci colpisce senza pietà e senza distinzione alcuna. Il virus, oltre a cambiare le nostre abitudini, ci impone di cambiare anche la nostra cultura sociale.
Anche il calcio è una sua vittima, così come tutti gli altri sport sono vittime di una guerra combattuta con armi impari. Ed i feriti sul “campo di battaglia” sono i ragazzi, giovani che non desiderano altro che giocare e divertirsi, correre e sudare, abbracciarsi dopo una vittoria o consolarsi dopo una sconfitta, bambini e ragazzi costretti a fermarsi senza riuscire a capire il perché.
“Vietato giocare a calcio!” questa è la regola imposta dai vari decreti, partite ed allenamenti da farsi solo in modo virtuale e solitario come una specie di “Didattica A Distanza”, imponendo una nuova dimensione culturale dello sport. Quello che era un gioco di squadra ora sembra essere il gioco dei sogni.
Quest’anno sono state giocate pochissime partite, una di queste è rappresentata dalla foto di questo post “il calcio ai tempi del virus”. Un’immagine su due piani, con la voglia di affrontarsi e giocare e l’obbligo della distanza da mantenere, il sogno da inseguire su un campo di gioco e la preoccupazione di doversi fermare, il desiderio di libertà e l’incubo di un nuovo lockdown.
In tempi normali la panchina era la cabina di regia della partita, il posto dal quale dirigere e incitare la propria squadra, uno spazio fisico segnato persino a terra con le linee per contenere l’euforia e la grinta di chi guidava da fuori. Ora quelle linee di limite le sentiamo addosso, sempre più strette attorno a noi e che cercano di soffocare pian piano i nostri sogni e desideri.
Ragazzi non smettete di sognare il ritorno in campo, di faticare agli ordini dell’allenatore, di sporcarvi la maglietta di fango, di sbucciarvi le ginocchia per un contrasto di gioco o per una caduta. E poi rialzarvi da quella caduta e continuare a giocare, perché la partita contro il Covid non durerà i soliti 90 minuti, si arriverà ai tempi supplementari, forse ai rigori, ma alla fine vinceremo! Alla fine vincerà il calcio, vincerà lo sport, vincerà la vita.

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